Le aziende che sono guidate dalla volontà di produrre impatto positivo nella vita dei propri clienti vengono definite purpose-driven, dove purpose è la mission dell’azienda.
Un’azienda purpose-driven rappresenta qualcosa di più grande di ciò che vende ed ha come scopo ultimo non il profitto (che rimane ovviamente un elemento essenziale di qualunque azienda voglia sopravvivere e proliferare), ma l’impatto positivo che ha sulla comunità.
“If brands want to play a genuine part in society, then they have to contribute to society.”
David Droga in “Existential Marketing” di Stefano Gnasso e Paolo Iabichino
La domanda a cui questo tipo di brand risponde è: qual è il cambiamento che voglio portare nel mondo?
Questi brand sono sintonizzati sulle convinzioni dei clienti e hanno il coraggio di intraprendere azioni decisive, impattanti.
In questo modo hanno la possibilità di riformulare le loro relazioni con i clienti e connettersi con loro ad un livello più profondo.
Quando un brand è guidato dalla sua mission, ha il potenziale per raggiungere milioni di persone e di guidare un grande cambiamento.
Adriano Olivetti a 13 anni è chiamato a stare per una stagione al banco di lavoro della fabbrica del padre, l’esperienza non è per nulla facile, nè serena, poi scrive: «Passavo davanti al muro di mattoni rossi della fabbrica, vergognandomi della mia libertà di studente, per simpatia e timore di quelli che ogni giorno, senza stancarsi vi lavoravano».
“È da lì, da quella esperienza filtrata da una coscienza singolarmente sensibile e matura per un ragazzo, che prende avvio quel rovello che lo accompagnerà tutta la vita e che più tardi esprimerà in forma compiuta: «Una domanda che non esito a definire una delle domande fondamentali della mia vita, drammaticamente rinnovata nei momenti di incertezza e di dubbio… Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti? O non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?». Dunque, le radici dell’impegno e della visione di Adriano sono assai lontane, risalgono all’infanzia e alla prima adolescenza almeno come intuizione, avanzano già un interrogativo globale, anche se i tentativi di risposta saranno maturati a gradi, a passaggi.”
da “Adriano Olivetti. la biografia” di Valerio Ochetto
Le aziende purpose-driven hanno diversi vantaggi rispetto alle aziende classiche:
- hanno una bussola che orienta ogni azione e filtra ciò che non è in brand, esattamente come i valori di una persona permettono di decidere se compiere o meno una determinata azione
- sono più originali, creativi e innovativi, perchè si muovono in base a motivazioni interne e creano un proprio sistema di regole. La mission dà la libertà e la forza di cambiare le cose.
- sono più credibili da parte del pubblico
- hanno membri del team più consapevoli, più motivati verso gli obiettivi aziendali, più solidali con i datori di lavoro
- non hanno concorrenti, perchè hanno un percorso tutto loro: non è questione di vincere, ma di partecipare ad una partita completamente diversa.
Un’azienda purpose-driven si differenza da un’azienda comune per:
- Obiettivo
Questo è l’elemento di maggiore distinzione.
Quando lo scopo è migliorare la qualità della vita della comunità, tocca corde prodonde e si porta dietro entusiasmo, passione, determinazione che nessuno stipendio di alto livello può eguagliare.
Quando si fa qualcosa per gli altri e non per sè stessi, l’impatto è enorme, lo scopo è facilmente condivisibile e si diffonde più velocemente. - Mezzi e modalità
E’ nei mezzi che si vede se è fuffa o no: non puoi perseguire uno scopo completamente diverso dalla norma, mantenendo gli stessi mezzi e le stesse modalità di tutti gli altri.
Facciamo l’esempio di un prodotto artigianale, in contrapposizione ad un prodotto industriale.
L’industria si basa su grandi numeri, omologazione, standardizzazione dei processi, guerra al ribasso dei prezzi, grande distribuzione, alta competizione.
Al contrario il modello artigianale si basa su un minor numero di prodotti, originalità, autenticità, prezzi che giustifichino il tempo e le energie spese, contatto diretto e personale con l’acquirente, collaborazione e solidarietà.
Non sarebbe quindi coerente vendere un prodotto artigianale sposando le logiche del sistema industriale. - Business model
Qui il discorso si fa un po’ più tecnico, ma in sostanza ci sono modelli di business più indicati di altri per progetti che non hanno obiettivi e modalità convenzionalmente previsti dal sistema economico attuale.
Questo è il motivo per cui aziende purpose-driven a volte fanno fatica a trovare una strada nell’attuale panorama imprenditoriale. Le regole del gioco sono scritte per aziende che fanno della performance, della competitività e della crescita le modalità imperanti, se non è questo il modo in cui vuoi procedere, devi utilizzare altri paradigmi. Se ti interessa approfondire questo aspetto, contattaci.
Bloomywild ha scelto di lavorare solo con brand purpose-driven, perchè pensiamo che non ci sia più spazio nel mercato per brand inutili e senza personalità e perchè crediamo fermamente che solo grazie a imprenditori appassionati e visionari possiamo cambiare il mondo.
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