COMUNICAZIONE SECONDO BLOOMY

al cliente assicuriamo:
niente di preimpostato
niente algoritmo a cui piegarsi, niente tattiche
ti mettiamo in relazione con i tuoi clienti + poniamo le basi per un rapporto di fiducia
non ti sputtaniamo, non ti ridicolizziamo
non ti conformiamo a tutti gli altri

  1. Non si può fare comunicazione senza prima aver creato brand e strategia
    Godin:
    La domanda di marketing sbagliata è: “Il nostro progetto non sta prendendo piede, come possiamo promuoverlo meglio?”
    La domanda giusta è un po’ più sfumata e molto più importante:“Stiamo cercando di apportare un cambiamento in una parte del mondo. Come troviamo le persone giuste e raccontiamo loro la storia giusta (vera) che li aiuti ad arrivare dove stanno andando e che poi racconteranno agli altri?”
    Vale la pena analizzarlo e comprenderne i componenti:
    – fare un cambiamento: Qualsiasi progetto che cerca di mantenere lo status quo è difficile da far crescere. Sei qui per fare un cambiamento, ed essere chiaro su cosa sia è il primo passo.
    – le persone giuste: niente che valga la pena diffondere è costruito per attirare tutti. Quindi chi è il tuo qualcuno? Cosa vogliono, temono e credono? Come passi dall’essere mediocre all’essere specifico?
    – la storia (vera) giusta: il marketing non riguarda mai l’esperienza completa di tutti i fatti, le specifiche e gli impatti del tuo prodotto o servizio. È la storia che ci raccontiamo a riguardo. Una storia di status, affiliazione, cambiamento e paura. Se quella storia è vera, puoi continuare a svilupparla nel tempo e gli utenti non rimarranno delusi.
    – che li aiuta ad arrivare dove stanno andando: è molto difficile dimostrare che un potenziale cliente o un cliente si sbagliano. Difficile convincerli a volere qualcosa che non vogliono. L’opportunità sta nell’aiutarli a ottenere ciò che volevano da sempre.
    e infine…
    – che diranno ai loro pari: non a tutti, ma alle persone che si fidano di loro. Perché dovrebbero farlo? Non lo faranno per te, lo faranno perché aumenta il loro status, aumenta la connessione o dà loro qualche altra forma di soddisfazione.
    La promozione potrebbe avere senso dopo che avrai capito tutto questo.

    • Comunicare implica una certa preparazione culturale (non possiamo usare i social per imparare, no fonte attendibile, no tips ecc), relazione con territorio/ambito e attitudine personale.
    • Comunicazione non vuol dire spingere una vendita, ma avere come fuoco della nostra comunicazione i servizi che offriamo < attraverso quelli portiamo un cambiamento
    • per comunicare meglio verso l’esterno (e magari introdurre competenze in azienda) è fondamentale lavorare per costruire un percorso culturale e “strumentale” per permettere a tutti in azienda di comunicare di più e meglio. Per farlo è FONDAMENTALE partire dalla comunicazione interna, effetto di uno stretto connubio tra comunicazione e hr.
    • ndb: nella comunicazione l’ipotesi è più importante del lessico quindi il contesto è più importante del contenuto, è ciò che rende comprensibile il messaggio (e rende meno faticosa la comprensione). >> brand è importante anche per questo!!

    1. non badiamo al num follower (vanity metric) o ai like (vanity metric. la maggior parte delle persone che concordano con qualcosa non mette like, noi per primi non mettiamo like a tutto ciò che ci piace)
    2. badiamo all’interazione. scriviamo per meritarci il tempo dell’utente (Soffiato: La moneta da ricercare è il tempo (ad alto livello di attenzione) del tuo target, si trasformerà da solo in denaro)
    3. comunichiamo per raggiungere obiettivi nella realtà, come aumentare i contatti, le presenze, le prenotazioni
    4. siamo anche dell’idea che se una proposta non ottiene seguito non sia colpa della comunicazione, ma della proposta che non incontra i bisogni/l’interesse del target (la comunicazione può aumentare o meno la risposta, ma non può crearla quando non c’è, a meno di mentire)
    5. perché la comunicazione si basa sulla realtà dei fatti, altrimenti è bugia

  1. una comunicazione autentica
    • l’unico modo che abbiamo di trattare la comunicazione è di rendere godibile la piazza dei social per noi, di dettare le nostre regole, di farlo a modo nostro. Solo in questo modo può essere un fattore distintivo rispetto alle altre agenzie (se vuoi lavorare con noi, noi comunichiamo così, sennò ci sono tutte le altre) > creare una nostra cultura (= come noi usiamo gli strumenti di comunicazione), intendere social network/smartphone:
      • come tempio e pratica religiosa
      • come altra metà (digitale) del sé (intendendoci come cyborg)

      • basata sulla dignità e sulla coerenza del messaggio
      • Avendo cura e non facendo errori > Prendersi il tempo di ricontrollare cento volte, non pubblicare è meglio di pubblicare un errore, anche se minimo
      • Public relations in dm e commenti: manteniamo sempre alto il nome del brand

  1. parliamo a persone che stimiamo
    da una puntata di “The west wing”:
    – Il nostro compito non è appellarci al minimo comune denominatore*, bensì di elevarlo.
    [Gli altri] vogliono vincere ma c’è una cosa che vogliamo più di loro: essere nel giusto.
    Si può vincere facendo una campagna intelligente, disciplinata,
    e stando attento a non dire niente, niente che ti metta nei guai o che somigli ad una gaffe, niente che dimostri che pensi, che dimostri cosa sei veramente,
    ma sarebbe degno di noi?
    – No, signore.
    – Scriveremo un nuovo capitolo che sia degno.                                     
    *si riferisce ad andare incontro al pubblicoSun Tzu dice che è meglio catturare uno stato intatto che logorato dalla guerra che gli hai fatto, allo stesso modo una comunicazione che svilisce, mira al ribasso (di intelligenza, cultura, civiltà) cattura un target azzoppato è meno utile e meno soddisfacente come committente/cliente >> catturiamo pubblici con cui vogliamo avere a che fare!movimento per riportare la dignità sui social, la responsabilità è degli addetti al settore
    (come per il Packaging da differenziare, non puoi scaricare tutto sul consumatore finale)
    in realtà la pubblicità dei Brand educa il singolo che poi cerca di fare le stesse cose
    (alla fine gli influencer sono nati così)le notizie clickbait ci prendono per scemi, partono dal presupposto che cadiamo nelle conversazioni goliardiche di quando eravamo alle medie, che ci piace prendere in giro, che l’assurdo è la cosa che ci interessa di più al mondo.
    ma noi siamo meglio di così.
    allora iniziamo non andando su siti che non si preoccupano delle pubblicità che appaiono nelle loro pagine.
    Quando accanto alle parole di uno chef passa il banner della carta igienica, c’è un problema a monte: non è solo “l’algoritmo di google” è soprattutto un umano a capo di quel servizio (sito, giornale online, blog) che ha deciso che non gli importa, che va bene, che alla fine il mondo è (plausibile) così.Contro la polarizzazione a tutti i costi. Non scriviamo per manipolare, suscitare odio o mettere zizzania (ma difendiamo ciò in cui crediamo).
    Ci interessa mantenere la complessità, il dibattito, la pluralità, la diversità.No bambini sui social:
    (smetti di seguire) profili in cui i bambini vengono usati per raccontare il brand o la vita dell’adulto (può cavarsela anche da solo)
    Imprenditoria vuol dire creare valore per la comunità di riferimento. Non c’è brand senza relazione. Allo stesso modo non si può fare comunicazione senza conoscere il target. Oltre al social listening, occorre che il social media manager abbia contatto diretto con le persone a cui parla, perchè occorre conoscerle per creare una relazione.
    Scwha, asterischi, ecc:  se ce la chiedono, se è esigenza del brand del cliente, la usiamo, ma noi non la usiamo nella nostra comunicazione, perchè per quanto siamo sensibili al tema dell’inclusività, non la riteniamo una battaglia che noi siamo in grado di sostenere.
  1. content marketing: contenuti di qualità 

    • non produciamo contenuti che non servono. Occorre ecologia, il web è pieno di contenuti spazzatura
    • si comunica solo se necessario. solo se c’è un messaggio reale, urgente, da dare.
      A partire dall
      obiettivo principale che l’azienda si pone per quel social network in quel preciso momento.
    • non si parte dal calendario editoriale, ma dal calendario marketing (lanci, eventi, progetti, ecc): se non c’è niente di nuovo/urgente da comunicare vuol dire che il brand non sta evolvendo (il che può succedere). 
    • msg istantanei abusano dell’attenzione degli altri. obbligo a performare, stress incredibile > smetti di provare interesse per le cose, sovrastimolazione tale che difficile emozionarsi, non ne possiamo più di lanci fatti non per noi

    • CREARE VALORE
      • questa roba che pubblico è interessante? qual è la ragione per cui quel contenuto vale per chi lo riceve?
        una ragione per cui il tuo pubblico ti segue e segue ogni contenuto che pubblichi
        Skande: Il pubblico è interessato a qualcosa che gli dia un vantaggio, un’informazione che potrà utilizzare nella propria vita, che lo faccia crescere o che confermi i suoi pregiudizi (nella sfera professionale, ma potrei includere anche le discussioni su politica, sport, attualità, intrattenimento, o i temi ad alto impatto emotivo)
      • No post didattici se il brand non ha quell’identità lì (e sempre per non trattare il pubblico come se non fosse mai uscito di casa), le persone vanno ispirate non guidate/educate
      • Non incensarsi da soli, no valori da canale5
      • non surfiamo l’onda del trend del momento, non facciamo appropriazione culturale, per ottenere visibilità a tutti i costi, ma rispettiamo unicamente l’esigenza del Brand
    • SPONTANEITA’ / AUTENTICITA’
      • originalità, essere se stessi. Avere profili e comunicare in maniera non standard > Soffiato: Ad essere morto è il piano editoriale stanco e sostituibile, non il content design. Oggi fare marketing significa intercettare momenti culturali rilevanti e disegnarci intorno un contenuto pazzesco. Sanremo docet.
      • No feed in palette, ma contenuti più spontanei e quotidiani
      • No domande/CTA per forza a chiusura
    • frame linguistici: vuoi apparire diverso? parla diverso. non cadiamo in clichè,

    • Balenalab: ogni volta che scriviamo qlcs è perché vogliamo portare un cambiamento
    • Jiwa:
      Non limitarti a parlarci delle caratteristiche e dei vantaggi del tuo prodotto.
      Mostraci come quel prodotto ha cambiato la vita delle persone che lo hanno utilizzato.
      Non parlarci solo dei servizi che offri.
      Mostraci come hai aiutato il tuo cliente a raggiungere il risultato che sognava.
      Non parlarci solo delle tue capacità e competenze.
      Mostraci l’impatto che quelle abilità hanno avuto su qualcuno o qualcosa.
    • La maggior parte del marketing rende l’azienda l’eroe.
      La maggior parte delle aziende fa di tutto per dimostrare che il proprio prodotto è migliore.
      L’obiettivo principale della maggior parte dei marketer è chiudere la vendita.
      Il marketing più efficace rende il cliente l’eroe.
      I marchi amati mostrano alle persone chi possono diventare in presenza del loro prodotto.
      I migliori marketer danno alle persone qualcosa in cui credere, non solo qualcosa da comprare.
    • Un cambiamento efficace coinvolge qualcuno nell’atto di essere il tipo di persona che vuole essere.
      Quando sai chi vuole diventare la tua gente, puoi raccontare una storia più rilevante e risonante.

    Kotler (Marketing 4.0: dal tradizionale al digitale):
    I clienti di oggi, sempre più connessi e in mobilità, hanno meno tempo per conoscere e valutare i brand. Il ritmo della vita accelera e la capacità di attenzione cala; i clienti faticano a concentrarsi. Ma continuano a essere esposti a troppi stimoli, attraverso una pluralità di canali online e offline: le funzionalità dei prodotti, le promesse dei brand, le comunicazioni promozionali. Confusi da messaggi pubblicitari troppo belli per essere veri, spesso i clienti li ignorano e chiedono consiglio alle fonti di cui si fidano davvero: la cerchia sociale composta da amici e familiari.
    Le aziende devono capire che un maggior numero di interazioni e di messaggi non si traduce necessariamente in una maggiore influenza.
    “Un brand deve distinguersi dalla concorrenza instaurando relazioni significative con i clienti in corrispondenza di alcuni punti di contatto fondamentali. Anzi, a volte basta una sola esperienza positiva inattesa per trasformare un cliente in un sostenitore fedele del brand.”
    Inoltre, le aziende devono saper sfruttare il potere della connettività e del passaparola. Oggi le conversazioni orizzontali tra i clienti sono il mezzo di comunicazione più efficace.
    Dunque l’obiettivo ultimo è soddisfare i clienti affinché si trasformino in paladini del brand.

    • vogliamo che i nostri social abbiano: personalità, sincerità, profondità, lunghezza (iodio, balenalab) > attivare i profili social come se fossero di una persona: seguire, mettere like, commentare, ecc
    • comunicazione non aggressiva e non martellante > essere onnipresenti potrebbe risultare fastidioso e ridondante agli occhi di chi legge
    • la nostra cultura dei social non si basa su il tips degli algoritmi e non si basa su quello che le piattaforme suggeriscono
    • cercare di evitare di iper-narrare, stressata per forza, anche senza template, posta quando vuole ecc. quello che funziona è autenticità spinta
    • algoritmi tendono a promuovere contenuti con tante interazioni
    • prima il contenuto e poi il formato (no: “faccio un reel che acchiappa”)
    • stesso gruppo di persone che interagisce sempre peggiora qualità account (algoritmo fa vedere sempre e solo a loro)
    • no follower inattivi o finti > tasso di interazione crolla
    • Un altro modo per usare i social media a tuo vantaggio sono gli eventi a tempo.
    • marketer devono trasformarsi da cacciatori a giardinieri, ovvero coltivare le relazioni con i consumatori in un modo diverso da quello tradizionale, più consapevole della crescente riduzione delle asimmetrie informative nel mercato. <<<<<<< smetterla di educare, gli altri ne sanno a pacchi
    • bisogno di autenticità, su cui oggi più che mai, con l’affermarsi della Generazione Z, si fonda la costruzione delle relazioni negli spazi social. Una raccomandazione più volte ripetuta è quella di non pensare a vendere, ma di puntare ad accreditarsi presso le diverse community sulla base di una competenza solida, un comportamento trasparente e un rispetto autentico, unici fattori che consentono di guadagnarsi credibilità e autorevolezza
    • Soffiato: raggrupparsi intorno ad una community

    • Il rifiuto delle piattaforme potrebbe anche trasformarsi in un rifiuto delle ads, che è un po’ il concetto sostenuto in Digital Marketing senza Meta, visto però da altro angolo. Microculture = Micropiattaforme = Contenuti e Ads ancora più tailor made (e morte degli influencer generici?)
    • metà del budget nelle campagne e qualità ed elementi creativi nei contenuti.
      quando spengo adv smettono di arrivare i lead
      serve visibilità > adv! < meglio se di brand
    • La soluzione potrebbe essere buffa, fare advertising brutale sulle persone più pronte a comprare (ma anche meno culturali, per prodotti più commodity) e branding di nicchia.
      È possibile fare branding di nicchia fuori dal web? Certo, dai branded event (Kappa Future Festival, Sagra Della Fagiana, B2BDay) agli house Organ (Krang, Maize).
    • Skande: 
      • Puoi acquistare l’esposizione ma non l’attenzione. È facile ottenere con pochi euro 100.000 views della tua sponsorizzata, ma se la tua comunicazione non ha un reale vantaggio, rimane incompresa o anonima, risulta inutile e sarà ignorata.
      • Non hai bisogno di un budget, ma di una grande e appassionante storia. Se le persone non si identificano, non si emozionano o ne traggono un tornaconto non si avvicinano a te.

    Remember that AI content can’t conduct primary research — it depends on what’s already on the internet.
    Use your strengths to create a quality gap between your content and the copycat content that may saturate future SERPs.
    Consider
    how your content will add to the discussion in a way AI can’t, like addressing neglected topics, sharing surveys, and sourcing quotes from experts.

    • Roberta: post di Guido parlava di hashtag diversi che non servono più a nulla, perché dicevano che tanto se sei un micro pesce, seguendo quell hashtag la gente non ti troverà mai
      è meglio creare propri hashtag anziché mettere cose che forse una volta funzionavano, ma ora certamente no.
      La via giusta forse è la via di mezzo, e di certo non mettere quelle parole che sfruttano tutti, ma trovare le nicchie utili. Quindi a seconda del brand e di quello che si sta dicendo in quel post, si utilizzano parole diverse
    • no hashtag a caso, ma quelli che il nostro pubblico usa
      se quell’hashtag si riempie di contenuti a caso, attira follower sbagliati e abbassa tasso di interazione dei nostri post
    • non cedere alla tentazione di fare copia e incolla della stessa lista. correte il rischio di apparire poco autentici agli occhi di chi vi segue potreste rientrare in quello che Instagram individua come spam. preparate diverse liste da copiare poi all’occasione giusta. utilizzare gli hashtag più popolari. Evitate quelli strani o inventati ad hoc per l’occasione (fatta eccezione per quello coordinato del brand per un evento specifico) ma piuttosto esplorate gli hashtag più utilizzati dai vostri target.
    • Guardate gli account simili al vostro quali utilizzano ed esplorate account nuovi a partire dagli hashtag che avete individuato

  1. Diamo particolare importanza alla qualità della vita e alla salute mentale, che l’uso dei social network compromette, sia dal lato addetti ai lavori (percentuali linkedin che dicono tra i più insoddisfatti) che da quello utenti (facebook papers)
    per comunicare o lanciare un nuovo brand, i social network non sarebbero lo strumento ideale. Se ci chiediamo quali sono i canali da cui i clienti vengono a conoscenza di un nuovo brand, la risposta è inattesa: 
        • i motori di ricerca, 
        • la pubblicità in TV, 
        • i marketplace online, 
        • il passaparola
        • i comparatori sono più importanti (di un bel po’) rispetto ai social.

    Significa che, per una campagna di brand awareness, forse gli investimenti sui motori di ricerca, su Amazon e sui comparatori come trovaprezzi saranno ben più efficaci degli investimenti sui social.

    Probabilmente sono le campagne di performance marketing quelle meno sostituibili e che resteranno a lungo sui canali di Meta. Per ora si tratta dei canali che ci permettono di raggiungere meglio una domanda latente da parte dei clienti.

    Google, che storicamente intercettava solo la domanda consapevole (persone che già stanno cercando “comprare roditore impagliato”) oggi ha reso disponibili dei formati pubblicitari del tutto simili a quelli di Facebook, basati sull’algoritmo e non sull’attivazione delle keyword e sulla ricerca degli utenti (performance max: ci metti dentro un pubblico di convertiti che l’algoritmo prende come esempio, qualche interesse, 10 titoli qualche descrizione, immagini e almeno un video, sale quanto basta e lui ti cerca conversioni su tutti i posizionamenti Google). Quindi la performance su domanda latente non è più un monopolio di Meta.

        • Se brand mainstream come Philadelphia o Pasqua Wines riescono a utilizzare TikTok in modo efficace, significa che il contenuto del loro brand è rilevante per il pubblico di quella piattaforma. In questo momento TikTok rappresenta proprio un modello alternativo di produzione e fruizione del contenuto e un modello alternativo di algoritmo.
        • Linkedin spesso rappresenta la salvezza per i brand B2B e spesso ha dei risultati inimmaginabili su Facebook: abbiamo visto e misurato engagement rate superiori al 100%.

    YouTube merita una menzione a parte, tra i canali alternativi che sono ancora sotto-utilizzati dai brand.
    YouTube è un canale veramente potente, con un target di tutte le età. È possibile usarlo efficacemente per rispondere alle domande del pubblico (YT è il secondo motore di ricerca, dopo Google), per fare brand awareness e anche per vendere.
    Dal punto di vista anagrafico, il target di YouTube è completamente identico e sovrapponibile a quello di Facebook e Instagram, secondo il sondaggio di Statista. […] Se il creator è rilevante per il target, le persone compreranno il prodotto.

    STRUMENTI (Soffiato)

    vedere su queste attività su quali siamo forti o quali no:

    unconventional pr (es: redbull) quando hai budget
    seo local marketing, google my business
    sem sempre, soprattutto bottom of the funnel, utente molto aware di ciò che sta cercando
    social e display ads parte alta del funnel (inizio e alla fine dell’operazione ricerca), meno costosa del pay per click
    offline ads quando è saturo il vostro canale di comunicazione
    content marketing meno contenuto, più di qualità, a 360°, meno autoreferenziale possibile
    publicity, guerrilla marketing persone parlano di voi

    chi produce contenuti di qualità ottiene visibilità senza doverla per forza pagare

    mettere a target blog tematici (i blogger sono i primi creator, non i primi influencer)
    email marketing necessità di controllare l’utente, importante avere un db, scrivere mail che come utente io vorrei ricevere
    viral mktg potenzialità di condivisione, difficilissimo, testimonial possono aiutare, quasi impossibile da progettare
    affiliate programs interessante quando il prodotto si presta, se aziende sposano il tuo progetto
    gaming crea lead generation
    engineering as marketing, calcolatori, modelli, configuratori come leve di marketing

    come neil pattel quando ha acquisito uber suggested (?)

    partnership per business development
    existing platform (es: plugin per google chrome)
    trade show (fieree!)
    offline events
    speaking engagement, essere presenti agli eventi dove ha senso stare
    community building
    google messy middle report
    vlog scatta l’intesa
    newsletter è il canale di comunicazione che viene condiviso + facilmente su ig
    podcast scaldare, sentirsi in sintonia