Paura di non stare facendo abbastanza, di non essere in tempo, di perdere l’occasione.
Fretta di dover fare qualcosa, di pubblicare, di essere al passo.
Confronto con l’altro, che sembra stare facendo sempre meglio di te: la performance, l’algoritmo, i selfie, le confidenze intime in eurovisione.

“L’evento deve uscire a tutti i costi, non importa se non abbiamo le foto / il sito non è pronto, intanto comunichiamo”

“La gente non partecipa perchè non comunichiamo abbastanza. Dobbiamo pubblicare di più”

“Apriamo un profilo anche su Tiktok, sennò perdiamo le nuove generazioni”

“Inauguriamo adesso sennò gli altri poi arrivano prima di noi”

Queste sono le pressioni, le ansie che raccolgo spesso dai clienti e sono ottime premesse per il disastro.

 

spesso in azienda si è travolti dalla necessità di fare cose, attivare database, costruire campagne.
Una bramosia causata dall’ansia per il risultato di breve periodo.
Giorgio Soffiato

 

Il marketing non può essere guidato da fretta, paura, invidia, senso di inferiorità, sindrome dell’impostore e qualsiasi altra emozione negativa.
Le azioni guidate dai sentimenti negativi sono la premessa sbagliata che porta al risultato sbagliato.

Nel marketing, cioè nella relazione con il tuo potenziale cliente, le cose vanno fatte per bene e con cura, rispettando la strategia, rispettando i piani iniziali, prendendo decisioni con cognizione di causa, altrimenti meglio non farle affatto.

 

Facciamo pubblicità nella maniera sbagliata
(chiediamo a gente di fare azioni fuori contesto),
perchè abbiamo paura di essere invisibili.
Bernadette Jiwa

 

Le decisioni non vanno mai prese sull’onda delle emozioni del momento.
La sensazione è sempre quella di non avere tempo da perdere, ma è una sensazione indotta dall’esterno, dal confronto con realtà viste solo da fuori, di cui non conosciamo i risultati reali.
Ogni progetto ha i suoi tempi.
Nella comunicazione, farsi guidare da quest’ansia significa affidare il proprio tempo, le proprie energie, i propri obiettivi all’interesse commerciale di qualcun altro: stare al passo coi social network non è altro che questo.

Non devo davvero riprendere la metafora del seme che ci mette tempo a diventare un germoglio e del germoglio che ha bisogno di tempo per diventare pianta, vero?
Lo sai già che ogni cosa ha bisogno del suo tempo, che dimezzarlo è solo controproducente, che con la fretta non si ottiene niente, giusto?
Quindi non chiedere al marketing, che si sta prendendo cura di te e delle persone con cui vuoi parlare, di affrettare i tempi, perchè vuol dire di fatto essere maltrattato e sprecare soldi, energie e, alla fine, anche tempo.

Le emozioni arrivano al tuo pubblico

Prima le emozioni, poi i dettagli.
Credimi: la maggior parte dei nostri acquisti non sono razionali, ma emotivi.
Gioia Gottini

 

Le decisioni di acquisto si basano sull’emozione, questo ormai è appurato.

 

vendere significa comunicare emozioni, non presentare fatti.
Se bastassero i fatti, per concludere la vendita
sarebbe sufficiente stampare un PDF o illustrarli su un sito web.
I clienti potenziali (e siete voi, se vi hanno mai venduto qualcosa)
sono esperti nel percepire ciò che passa nella mente del venditore.
Il pubblico ha affinato il radar e ha sviluppato un sesto senso
che gli rivela il grado di sincerità (o di ipocrisia) della persona che ha di fronte.

Se il venditore pensa di avere altri clienti potenziali cui rivolgersi
nel caso la vendita in corso non vada in porto, comunica per via subliminale
di non essere poi tanto interessato all’interlocutore del momento.

Al contrario, il venditore che è deciso ad affrontare il lungo percorso della vendita,
che è determinato a concluderla perché sa che recherà beneficio anche al cliente,
comunica chiaro e forte il suo messaggio.

Seth Godin

 

Le emozioni che devono provare le persone a cui ti rivolgi, le influenzi tu.
Tu che mandi un messaggio al tuo interlocutore.
Non è magia, non è nemmeno marketing, è comunicazione, una dinamica umana, che esiste da sempre, da ben prima della pubblicità o del digitale.

 

Il tono di voce è uno strumento di relazione, usandolo stabiliamo il tipo di legame che vogliamo creare con le persone.
Come vogliamo far sentire il nostro pubblico? Ecco, quella sensazione lì è il tono di voce.”
Chiara Gandolfi

 

Il tono di voce del nostro brand produce un’emozione nel nostro pubblico. Le emozioni si moltiplicano e non è facile controllarle.
Se dietro la comunicazione di un contenuto c’è paura, resistenza, fastidio, sacrificio, il tuo messaggio arriverà al tuo pubblico carico di quelle emozioni.

Che vita vuoi vivere?

Paura, fretta e ansia non sono sostenibili a lungo. Finisce che ci si ammala di questa ansia, che si diventa persone peggiori, sfinite, con meno inventiva, con una capacità di pensiero più piccola.
E rovini il tuo rapporto con il tuo brand.

Non si può soffrire per comunicare, pubblicare sui social non deve essere un compromesso sofferto.
Se non ti trovi a tuo agio in qualcosa, è sempre meglio trovare un’altra strada, piuttosto che immolarti (in nome di cosa?).
Questa cosa è fondamentale. Non è opzionale. Altrimenti stai boicottando il tuo progetto e la tua vita.