Nella vita di un’attività, arriva sempre un momento in cui tutto sembra andare storto. Non sono ancora visibili grandi risultati, sembra che i progressi si fermino, i clienti danno problemi, tutto diventa più faticoso e sorge il dubbio: ha senso continuare o mi sono imbarcato in un progetto che non ha futuro?

Il primo passo è verificare se il tuo progetto è realmente sostenibile a livello umano, economico e ambientale e se ti muovono le giuste ragioni.
In ogni caso, questa fase di difficoltà, che in “Il vicolo cieco” Seth Godin definisce “il fossato”, è cruciale ed è il momento di capire se sia il caso di:

  • raccogliere le forze e superare il fossato, investendo tempo ed energia per migliorarsi e raggiungere i risultati desiderati
  • rendersi conto che si è in un vicolo cieco, che “corrisponde alle situazioni in cui si lavora, si lavora e si lavora, senza che accada nulla. Non vi sono miglioramenti significativi e neppure peggioramenti significativi. Si lavora e basta.”

La scelta coraggiosa è perseverare fino a risalire dall’altra parte del fossato, con tutti i benefici che derivano dalla scarsità”: porta al successo, ma occorre valutare se ci sono le condizioni.
“La scelta matura è non iniziare neppure perché è assai probabile che non si riesca a superare il fossato e a riemergerne”: ti permette di dedicarti ad un progetto per cui valga davvero la pena.
La scelta stupida è iniziare, fare del proprio meglio, sprecare tempo e denaro e arrendersi a metà del fossato“: la scelta più frequente e quella da cui stare lontani.

Quando perseverare

Esistono professioni e mercati che prosperano grazie al fatto che molti lasciano
– la società stessa si basa sul presupposto che finiremo con il farlo.
Ma vi dirò di più: le aziende e le organizzazioni ci contano.
Seth Godin

Il fossato è fisiologico, è il momento di messa alla prova, quello in cui si mette in discussione ciò che si fa e si ha quindi l’opportunità di migliorare. Non è una fase in cui si rimane passivi ad attendere che passi, ma va affrontata attraversandola, subendo un processo di trasformazione e di maturazione che contribuirà al successo del progetto.

La tentazione di mollare è la reazione più comune e può venire da:

  • mancanza di tempo
  • mancanza di denaro
  • paura
  • prenderla non abbastanza seriamente
  • mancanza di entusiasmo e tendenza ad accontentarsi della mediocrità
  • pensiero a breve termine
  • scelta del settore sbagliato (= per il quale non si possiede il talento necessario)

Chi resiste e supera il fossato ottiene un grande vantaggio competitivo: le difficoltà diventano un alleato per emergere rispetto agli altri, soprattutto sapendo che la maggior parte abbandona prima.

Se possedete o meno le risorse e la volontà
per raggiungere l’altra sponda del fossato lo sapete già, ancor prima di entrarvi.
I motivi più frequenti che impediscono di diventare i migliori del mondo
sono gli errori di pianificazione e la rinuncia prima di raggiungere l’obiettivo.

Ciò che permette di superare questa fase, perseverare nei propri intenti, non abbandonare quando si avrebbe la tentazione e infine raggiungere i risultati desiderati, è mantenere alta la motivazione grazie alla mission ed un’attenta pianificazione a lungo termine grazie ad una visione chiara del proprio obiettivo.

Quando mollare

Al contrario del “fossato”, che è un periodo difficile ma produttivo in cui la crescita è comunque possibile, il “vicolo cieco” non sta portando i risultati sperati, non prevede nessuna via d’uscita o miglioramento e “ci impedisce di dedicarci ad altro. Investire la vita in qualcosa che non può migliorare ha un costo troppo elevato in termini di opportunità perdute.”
In questo caso, è necessario abbandonare il progetto.

“Mollare un lavoro non significa rinunciare all’impresa di guadagnarsi da vivere,
di fare la differenza o di esercitare la propria influenza.
Mollare un lavoro non significa rinunciare a lavorare.
Quel lavoro è solo una tattica, un mezzo per arrivare a ciò che si vuole.
Nel momento in cui entra in un vicolo cieco,
è giusto dire basta e cercarne uno migliore,
perché ogni giorno di attesa ci allontana dall’obiettivo.

Non bisogna però mollare per panico, per frustrazione o quando si è in crisi, perchè non si è obiettivi.
Perchè sia frutto di una strategia e non dell’emozione del momento, bisognerebbe progettare già agli inizi l’eventualità di mollare: è fondamentale definire in anticipo i propri limiti e avere la lucidità di capire in quale situazione ci si trova, senza avere paura di lasciare un progetto che non va da nessuna parte.
La cosa peggiore che può succedere, infatti, è rimanere a galleggiare per sempre in un fossato, senza avere le risorse per superarlo, accontentandosi della mediocrità.